Ve li ricordate gli anni 2000 in cui Internet, passato dall’essere una prerogativa degli ambienti scientifici, divenne alla portata di tutti? Gli anni in cui l’online era visto come la nuova terra promessa? Ecco. Proprio in quegli anni ha iniziato a prendere piede, per poi affermarsi sempre di più, un binomio che permea tuttora la società in cui viviamo: quello tra comunicazione online e offline.
I brand, abituati all’offline e con delle mission spesso “calate dall’alto” e mono direzionali (one-to-many) articolate su stampa e televisione, hanno iniziato a ridefinire, e anche alla svelta, un sacco di cose: priorità, strumenti, strategie e modalità di interazione con i clienti.
I brand più lungimiranti non ci hanno pensato due volte e hanno cominciato a correre lungo la strada dell’innovazione inaugurata dall’utilizzo dei PC senza preoccuparsi più di tanto del come e del dove sarebbero andati, altri invece hanno continuato a difendere i metodi tradizionali.
Nel successivo lustro però, anche i più restii, si sono convinti che per posizionarsi nei primi posti della classifica e conquistare il mercato di riferimento o quantomeno per avere una buona probabilità di farlo, non era sufficiente solo acquisire dimestichezza con l’online e governarne le dinamiche ma era necessario un repentino cambio di mentalità.
Una virata possibile grazie ad alcuni driver che i brand devono prendere in considerazione per pianificare campagne di marketing integrate che funzionano:
Driver che nascono in settori che in rete vanno forte, come quello dell’e-commerce. Una tendenza, questa, evidenziata anche dalla Global Survey di Nielsen Connected Commerce l’ultimo rapporto condotto dall’istituto di ricerca Nielsen che certifica come il commercio delle vendite online stia progressivamente ritornando anche offline. Online che va offline? Sì, è proprio così! Infatti da quanto si evince dalla survey circa l’87% degli italiani che naviga e acquista prodotti online ritiene che il ruolo degli store fisici, specialmente quelli che vendono alimentari, sia ancora decisivo.
Non a caso Amazon lo sa bene. Ecco perché la holding guidata da Jeff Bezos si è mossa in anticipo e ha lanciato, sul finire del 2016, Amazon Go, esempio lampante di come tecniche di marketing online e offline non solo coesistono ma si rafforzano a vicenda.
Amazon Go è il nuovo sevizio che rivoluziona il modo di fare la spesa. Non ci sono più casse né cassieri e l’utente può entrare e uscire dal negozio dopo aver scelto quello che gli interessa. Fantascienza? Niente affatto.
In pratica funziona così. Il cliente deve scaricare l’app Amazon Go, iscriversi tramite un account e lo stesso deve essere collegato ad una carta di credito. Una volta registrato il cliente entra in negozio con il suo smartphone e i suoi spostamenti /comportamenti di acquisto vengono seguiti tramite sistemi di machine learning e di computer vision integrati a sistemi di riconoscimento facciale e telecamere posizionate sopra gli scaffali. Gli stessi sistemi identificano i prodotti che il cliente prende e, una volta passata la transition area, quella che in Italia chiamiamo “l’area dei tornelli”, il costo del prodotto sarà automaticamente addebitato sulla carta di credito.
Certo, chi si ricorda il funzionamento del Future Food District progettato in occasione dell’ultima edizione di Expo, nel polo fieristico di Rho, e quello che stanno sperimentando, già da qualche anno, alcune catene della GDO (da Carrefour a Mc Donald’s) non si stupirà tanto, ma dovrebbe farlo perché di una tecnologia così evoluta e innovativa non se ne erano ancora visti i segni tangibili. O meglio: non si sono visti fino a due mesi fa, quando Amazon ha deciso di stravolgere, di nuovo, l’e-commerce proponendo una straordinaria idea di business offline.
Inoltre la stessa Amazon sta portando avanti un progetto per profilare ancora di più la consumer journey e capire cosa preferiscono i vari target di utenti, un po’ come fanno anche Google, Facebook e Instagram che, in base a quello che clicchiamo, e quanto lo clicchiamo, ci suggeriscono cosa vedere e curiosare. In questo modo Amazon avrà accesso a una grandissima mole di dati (processo già iniziato con con le chiavette Amazon Buttons Dash) e questo gli permetterà di realizzare campagne sempre più mirate.
Insomma le premesse per fare bene ci sono tutte. E in più, c’è Amazon, un brand che ultimamente non sbaglia un colpo. Bisognerà quindi solo aspettare un po’ di tempo per vedere che, ancora una volta, ha avuto ragione.
Be Positive!
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